Perché amo il rumore nelle mie fotografie (anche SE MOLTI lo odiano)

Sono anni che scatto fotografie.

Ho cambiato macchine fotografiche, obiettivi, approcci. Ho speso soldi in libri di approfondimento e workshop, in Italia e all’estero. Ma c’è una cosa che non mi ha mai abbandonato: il rumore.

Sì, proprio quella grana che oggi tutti cercano di cancellare con sensori super performanti e programmi di fotoritocco sempre più potenti. Io invece no. Io la grana me la tengo stretta, perché fa parte di me e della mia fotografia.

Nell’era della perfezione digitale, io scelgo l’imperfezione

Viviamo in un tempo in cui la fotografia sembra inseguire un ideale irraggiungibile di perfezione.

Macchine che vedono al buio meglio dei gatti, algoritmi che spianano ogni difetto, clienti che osservano i file ingrandendoli al 600% sullo schermo di un telefono come se dovessero tappezzarci San Petronio o tutta piazza Maggiore.

Eppure, nonostante tutto questo, io continuo ad amare quello che per molti è un difetto.

La grana.

Perché è proprio lì che trovo la mia identità visiva.

Oggi tutti fanno fotografie: chi gira per savane grazie al portafoglio di papà, chi si dedica a modelsharing improvvisati per sentirsi ancora vigoroso, chi produce immagini in serie sperando di guadagnarsi da vivere caricandole su piattaforme online.

In questo mare magnum di immagini, come ci si distingue? Non certo rincorrendo la stessa estetica levigata di tutti gli altri, ma trovando la propria firma. La mia è fatta di rumore e di spontaneità, e non mi vergogno affatto a dirlo.

Anzi, è proprio ciò che rende le mie fotografie diverse e riconoscibili.

La magia della stampa (e della grana)

È quando vedo le mie fotografie stampate che il rumore mi regala la massima soddisfazione. La matericità della carta, i toni morbidi, quell’atmosfera sospesa che trasforma un’immagine in un ricordo da contemplare con calma. Non la nitidezza fredda di un sensore moderno, ma la lentezza di uno sguardo che si sofferma e di una memoria che si lascia accarezzare.

Rumore e grana: il mio marchio di fabbrica

Che si tratti di un matrimonio, di un progetto personale o di un lavoro editoriale, la mia fotografia resta così: rumorosa, graffiata, imperfetta, ma profondamente umana. Non sarà mai patinata, forse non sarà mai “alla moda”, ma è autentica.

E chi sceglie me come fotografo sa che porterà a casa immagini uniche, capaci di raccontare la storia con quella grana che tanto amo e che mi accompagna fin dal primo scatto.

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una fotografia vive davvero solo se stampata

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